Amazon, dopo il blitz delle mascherine tricolori a Passo Corese i lavoratori si schierano con l'azienda: "Ha portato sviluppo a Passo Corese"
Un’azione coordinata, organizzata in tutto il territorio nazionale, e sfociata in una serie di manifestazioni pacifiche davanti ai presìdi Amazon di tutta Italia, da Torrazza (Torino) a Vercelli, da Castel San Giovanni (Piacenza) a Grosseto, arrivando a Roma, e ovviamente al centro distribuzione FCO1 di Passo Corese. Dove, nel pomeriggio di giovedì 12 novembre, circa una trentina di “mascherine tricolori” hanno manifestato contro il marchio Usa e il suo Ceo, Jeff Bezos. Entrambi accusati dal movimento di affossare le varie economie locali, i piccoli negozi di prossimità, gli artigiani, le botteghe di paese.

L’iniziativa, e le sue relative accuse, sono state subito rispedite al mittente dalla stessa azienda, che sembra aver trovato, almeno per una volta, una sostanziale condivisione anche con la maggior parte del personale impiegato nei centri Amazon sparsi per il Paese.
Perché al di là delle frizioni sulle condizioni di lavoro, e sulle misure di sicurezza adottate da Amazon in questo periodo di emergenza (argomento sul quale è in corso un’aspra trattativa tra azienda e sindacati, anche a Passo Corese, ndr), da dentro e da fuori l’azienda tutti, o quasi, sono concordi con il fatto che l’arrivo dei presìdi Amazon sui vari territori non solo non hanno provocato la morte economica delle aree individuate per posizionare i vari centri, ma anzi ne hanno caratterizzato una buona parte di rilancio.
“I nostri contratti includono un salario competitivo, numerosi benefit e ottime opportunità di carriera, il tutto in un ambiente di lavoro positivo, sicuro e moderno – ha spiegato Amazon in una nota - incoraggiamo chiunque a paragonare il nostro salario, i nostri benefit e il nostro posto di lavoro a quello dei principali operatori della grande distribuzione e datori di lavori in tutto il mondo. Siamo orgogliosi di aver investito oltre 5.8 miliardi di euro in tutta Italia e di aver creato oltre 8.500 posti di lavoro a tempo indeterminato dal 2010”.
“Da lavoratore Amazon, Team Leader, coordinatore e responsabile di diversi lavoratori, nel rispetto delle idee e delle azioni che ciascuno vuole andare a compiere, ritengo che fare demagogia in questo periodo storico sia fin troppo facile, e allo stesso tempo fuori luogo – ha aggiunto Antonio Rubini, che oltre ad essere team leader all’interno dello stabilimento di Passo Corese è anche referente sindacale della Uiltrasporti all’interno del centro - contestare Amazon perché i piccoli negozianti sono in crisi è come contestare Mcdonald's perché la bottega sotto casa fa meno panini di 30 anni fa. Nella realtà che vivo in prima persona sono occupati oltre cinquemila dipendenti diretti e indiretti con diverse tipologie di contratto, senza contare l'indotto creato per la Sabina, Reatina e Romana. Tra l'altro, lavorando all'interno posso constatare che molte imprese italiane utilizzano Amazon per raggiungere la propria clientela. Aspetti e situazioni da migliorare ci sono eccome, anche in un'azienda che si ritiene perfetta, per questo chiedo a chi era lì fuori l’altro pomeriggio di aggiornarsi con chi ha il polso della situazione, e magari la prossima volta la protesta potrebbe essere più costruttiva”.