Cinquecento posti di servizio civile svaniti per l'errore di un funzionario. Fara teme le cause degli altri comuni della Sabina e della Tuscia
Ripresentare il progetto il prossimo anno, per vederlo partire solo nel 2022. Ma per farlo bisogna accelerare i tempi e soprattutto cercando di non ripetere errori.
Questa è la soluzione, al momento ancora allo stato embrionale, che potrebbe palesarsi per togliere dall’impasse istituzionale in cui si trova ormai da giorni il Comune di Fara Sabina, che a causa di un banalissimo errore di digitazione della casella di posta certificata da parte del funzionario responsabile ha gettato alle ortiche un maxi-progetto di inclusione sociale di area vasta, sviluppato tra le province di Rieti e Viterbo,

con oltre 40 Comuni coinvolti e 2 milioni di euro di budget. Ma soprattutto con la possibilità di creare sull’intero quadrante nord del Lazio quasi 500 posti di lavoro, per giunta sul sociale.
L’ipotesi, circolata nelle ultime ore in numerosi dei Comuni della Tuscia compresi nel progetto – di cui Fara Sabina era Ente capofila – potrebbe, in qualche modo, accontentare tutti, ma soprattutto tenere in piedi l’impalcatura dell’intero progetto, che a questo punto verrebbe “soltanto” posticipato.
Si scongiurerebbe, in questo modo, quel vespaio di contenziosi burocratici tra enti locali. Che comunque, ad oggi, non è del tutto scongiurato, dal momento che l’ipotesi di istanze di risarcimento nei confronti del Comune di Fara Sabina, da parte di quegli enti che per preparare il progetto hanno sostenuto delle spese vive, non è proprio un’ipotesi peregrina. E la nuova amministrazione comunale vuole fare proprio di tutto per evitare questa ipotesi che sarebbe una vera e propria sciagura.
E intanto a Fara Sabina la vicenda continua ad animare il dibattito, anche politico: “La vicenda della quale si parla sulla stampa in questi giorni è particolarmente delicata e grave nello stesso tempo – tuona il consigliere comunale Daniela Simonetti de “Il Ponte” - perché quella progettazione sarebbe stata una importante opportunità lavorativa e formativa per tanti giovani; perché dopo anni il servizio civile torna ad essere finanziato e per i Comuni è una risorsa preziosa. Attraverso di esso, infatti, molti servizi possono essere espletati da quelli sociali a quelli culturali, potenziando di fatto la struttura comunale. Un fatto grave anche a livello di immagine, perché un Comune come quello di Fara in Sabina è istituzione capofila per molti progetti. Chiediamo, dunque, se l’amministrazione abbia provveduto ad azioni di autotutela e se ci sono iniziative per recuperare la situazione e la credibilità del nostro Comune nei confronti degli altri Enti. La nostra iniziativa sarà quella di presentare una interrogazione scritta per capire cosa si può fare” conclude Daniele Simonetti.